Uno sguardo a chi vede di meno

Centro per l'ipovisione

Uno sguardo rivolto a… chi vede meno

L’oculistica italiana e mondiale ha compiuto passi da gigante negli ultimi anni elaborando tecniche diagnostiche e chirurgiche che consentono di fare delle diagnosi molto accurate e impostare terapie adeguate per la cura di numerose affezioni oculari. 

Malgrado questi progressi, gli oculisti si confrontano spesso con condizioni cliniche che portano a forte perdita visiva causata da patologie il cui decorso cronico-degenerativo, inevitabilmente porta a vista fragile o vera e propria ipovisione o cecità. 

Già nel 2015 si stimava che in Italia ci fosse oltre 1 milione di pazienti ipovedenti, definendo tali coloro i quali presentassero nell’occhio migliore un’acuità visiva tra 3/10 e 1/10 o con caratteristici parametri riguardanti il campo visivo e la visione periferica, con un dato in aumento prospettico negli anni futuri. Accanto alla categoria dell’ipovedente esiste quella del cieco parziale e assoluto (con residui visivi ancora più bassi) e quella del vedente fragile, ossia quel paziente con compromissione visiva non tale da rientrare nella “classificazione formale” dell’ipovedente ma tale da limitare fortemente le proprie attività quotidiane.

È questo l’aspetto più importante sul quale riflettere: il declino visivo compromette fortemente la qualità della vita percepita dagli individui, con l’insorgenza di un quadro di multi-morbidità che oltre all’aspetto visivo interessa ampiamente anche la sfera psicologica e sociale dei pazienti. 

La maggior parte dei pazienti ipovedenti sono di età avanzata, affetti da patologie quali la degenerazione maculare legata all’età, la retinopatia diabetica e il glaucoma, per citare le cause più frequenti; tuttavia numerose patologie cronico-degenerative possono interessare una fascia di popolazione più giovane, come ad esempio la miopia patologica, forme eredo-distrofiche quali la malattia di Stargardt o la retinite pigmentosa.

Fortunatamente accanto alla difficoltà clinica che la malattia visiva spesso comporta, esistono oggi numerosi percorsi riabilitativi, centrati e personalizzati per ogni paziente con l’obiettivo di potenziare ed educare le capacità visive residue dei pazienti. Il punto di partenza è l’analisi delle esigenze di ogni singolo individuo e la valutazione del suo unicum mente-corpo. Le valutazioni preliminari rientrano in una visita oculistica molto approfondita integrata spesso in contesti multidisciplinari ben strutturati, ciascuno per le proprie competenze. Un ruolo cardine è svolto dal riabilitatore visivo che molto spesso è un ortottista specializzato che accompagna il paziente durante tutto il percorso riabilitativo.

La riabilitazione visiva si svolge attraverso una serie di incontri periodici, strutturati a cicli di sedute di durata variabile, e ripetibili nel tempo, con l’obiettivo di effettuare un potenziamento delle abilità visive residue per aiutare il paziente nelle sue attività quotidiane associato, laddove necessario, all’utilizzo di ausili quali lenti particolari, sistemi ingrandenti ottici ed elettronici, o lenti con filtri fotoselettivi. 

Le opportunità proposte e provate insieme al paziente sono ampie e tutte studiate per essere modellate ad hoc su ogni singola persona con lo scopo di migliorare la sua qualità di vita e il suo benessere globale.

 

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