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Intervento chirurgico per il distacco della retina: cerchiaggio episclerale e vitrectomia.
Chirurgia del distacco di retina
Vi sono sostanzialmente due tecniche per il trattamento chirurgico del distacco di retina: la tecnica episclerale ab externo e la vitrectomia ab interno.
La chirurgia episclerale del distacco di retina, come indica il temine stesso, agisce lavorando sulla parete esterna, bianca, dell’occhio, la sclera. Essa rappresenta a tutt’oggi la tecnica di elezione per il trattamento di forme non complicate di distacco di retina, poiché, non entrando nel bulbo, evita traumi eccessivi per la retina e le altre strutture intraoculari.
Il principio di questa chirurgia è quello di risolvere il distacco spingendo la parete dell’occhio verso la retina distaccata, in modo da chiudere le rotture retiniche e neutralizzare le trazioni del vitreo. Opportuni impianti di materiali biocompatibili vengono suturati alla sclera in modo tale da essere sospinti verso il centro dell’occhio, deformandone la parete e provocando una sorta di impronta rigida e permanente. Tali elementi possono essere posizionati su 360°, come una cintura agganciata alla sclera e passante sotto i muscoli estrinseci (cerchiaggio) e rinforzate da segmenti articolati e sottoposti al cerchiaggio (piombaggi) in corrispondenza delle rotture retiniche.
Contemporaneamente, il fluido sottoretinico viene fatto fuoriuscire attraverso un piccolo foro praticato nella sclera stessa. Una volta ottenuta l’aderenza retinica, questa viene consolidata con trattamento criogenico, per provocare ustioni, da freddo, che ne stimolino la successiva cicatrizzazione, cioè la saldatura.
La miopizzazione dell’occhio, conseguente all’allungamento antero-posteriore del bulbo oculare, alterazioni della motilità oculare conseguente a traumatismi sui muscoli oculomotori, e recidive del distacco (inferiori al 5%) rappresentano le principali complicanze di questa tecnica.
La vitrectomia consiste nella rimozione del corpo vitreo, cioè il tessuto connettivo gelatinoso, trasparente e non vascolarizzato che riempie i 4/5 posteriori del bulbo oculare, e nella sua sostituzione con un altro mezzo biocompatibile, come gas o olio di silicone.
L’intervento si esegue in anestesia locale con puntura retrobulbare.
La vitrectomia consente di affrontare con successo forme complicate di distacco di retina.
Questa tecnica, nata negli anni ‘70 con l’affermarsi della chirurgia endobulbare, permette di affrontare il distacco della retina dall’interno, attraverso minuscoli fori sulla sclera e è progredita negli anni fino a diventare ormai microinvasiva, grazie all’ausilio di apparecchiature altamente sofisticate.
Per tutti gli interventi che riguardano la retina, si deve tenere presente che il recupero funzionale non è immediato e che comporta un graduale miglioramento della vista che può durare alcuni mesi.
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